RIFORMA TERZO SETTORE: APPROVATI I DECRETI ATTUATIVI

Il Consiglio dei ministri ha licenziato definitivamente i testi sul Codice del terzo settore, sull’impresa sociale e sul 5 per mille. Ma prima che facciano sentire i loro effetti ci saranno decine di decreti ministeriali e di scadenze.

Sono stati approvati oggi dal Consiglio dei ministri, cinque giorni prima della scadenza prevista per il 3 luglio, gli ultimi tre decreti legislativi che daranno corpo alla riforma del terzo settore (legge delega 106/2016): si tratta dei decreti sul codice del terzo settore, sull’impresa sociale e sulla nuova disciplina del cinque per mille. Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, affiancato dal sottosegretario Luigi Bobba, ha sottolineato in una conferenza stampa che i provvedimenti riguardano 300 mila associazioni, 1 milione di lavoratori, oltre 5 milioni di volontari. E che si tratta di “un riconoscimento politico e normativo a questo grande mondo”, volto a “superare la frammentazione della normativa e a introdurre elementi di innovazione”.

Poletti ha definito “importantissimo il dialogo sviluppato con il Forum del terzo settore e con tutte le associazioni coinvolte”. Ha dato quindi atto al Parlamento di un “lavoro molto importante: i pareri di merito delle commissioni sono stati per larga parte accolti nella stesura dei testi” (ai seguenti link i pareri della Camera e del Senato). I testi definitivi dei decreti non sono stati al momento ancora diffusi.
Luigi Bobba ha esordito definendo la giornata di oggi come “un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza, perché da ora comincia il cammino attuativo”. Saranno molti infatti i passaggi da compiere prima che quanto previsto dalla riforma diventi effettivo. Carlo Mazzini di Quinonprofit.it ha calcolato che dovranno essere stilati ben 31 decreti ministeriali e che ci saranno varie altre scadenze da rispettare.

Illustrando le principali novità dei decreti, Bobba ha affermato che “per la prima volta abbiamo una definizione di cos’è il terzo settore. Fino ad ora era solo una formula sociologica descrittiva. Ora è riconosciuto dalla legge: l’architrave di questa regolamentazione è in un unico registro del terzo settore. Fino ad oggi ce n’erano tanti, la situazione non era trasparente, qualche volta era anche opaca. Da quando sarà avviato il registro ci sarà un unico punto di riferimento, gestito dalle regioni su un’unica piattaforma nazionale. Questo significa più trasparenza e informazioni più ricorrenti. E per le istituzioni una migliore conoscenza dei soggetti a cui si erogano i fondi”.

La legge, ha inoltre sottolineato Bobba, “ha una dotazione di 190 milioni di euro che nei diversi decreti sono stati per il 60% dedicati agli incentivi di carattere fiscale. Per le organizzazioni di volontariato, ad esempio, per ogni 100 euro di donazione, fiscalmente ne ritorneranno 35“. Ci sarà “quindi un fondo per i progetti innovativi” che per il primo anno avrà una dotazione pari a 65 milioni.

Riguardo il decreto sull’impresa sociale Bobba ha evidenziato quattro punti salienti: ampliamento dei campi di attività; la possibilità di fare una parziale ridistribuzione degli utili; l’entrata nella governance delle imprese sociali, seppure in quota minoritaria, anche di soggetti profit e di enti pubblici; nuovi incentivi fiscali per le aziende ad investire nelle imprese sociali.
La riforma del 5 per mille, la cui copertura ammonta a 500 milioni strutturali, prevede infine “un meccanismo di erogazione più veloce”, al posto della media di quasi due anni previsti al momento; “una diversa ripartizione delle risorse in modo da evitare distorsioni”; e “un meccanismo di trasparenza in base al quale i beneficiari dovranno rendere conto con una informazione sostanziale di come impiegheranno le risorse che il cittadino destina loro”.

Fonte: www.csvnet.it

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